Intelligenza artificiale e digitalizzazione: il nodo delle competenze alla base delle nuove assunzioni

L’arrivo dell’intelligenza artificiale sta modificando rapidamente le prospettive per quanto riguarda il mondo del lavoro, che ovviamente richiede maggiori e diverse competenze digitali rispetto al passato. Ecco alcuni dati sul gap fra domanda e offerta nel mondo del lavoro.

intelligenza artificiale digitalizzazioneLe imprese utilizzano sempre di più il digitale, tanto che nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati dei veri e propri passi da gigante. Ma poco meno del 10% utilizza l’intelligenza artificiale, mentre solo il 15% si è detto disponibile ad investire in questa nuova tecnologia nell’arco dei prossimi tre anni.

A metterlo in evidenza sono i dati che si evincono da 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale, che sono stati realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di Commercio e che sono stati analizzati da Unioncamere.

 

Intelligenza artificiale e competenze dei lavoratori

Al momento, però, rimane aperto ancora un problema: le competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10, sono considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo quale approccio hanno le aziende con l’intelligenza artificiale.

 

L’intelligenza artificiale nel futuro delle aziende

Sull’uso del digitale le imprese italiane hanno fatto dei passi da gigante, anche se meno del 10% utilizza l’intelligenza artificiale e solo il 15% ha affermato di voler investire in questa tecnologia nell’arco dei prossimi tre anni.

“Le imprese hanno capito che l’Intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile per la competitività, ma le aziende che si sono già attrezzate sono ancora poche – spiega Andrea Prete, presidente di Unioncamere -. Il sistema camerale le sta attivamente aiutando con attività di informazione e formazione attraverso i Pid.

Le Camere di commercio hanno anche avviato un vasto progetto di Open Innovation diretto a migliorare la gestione del proprio patrimonio informativo attraverso l’intelligenza artificiale, a cui si aggiunge una serie di sperimentazioni che prevedono l’utilizzo di questa tecnologia.

E’ il caso della piattaforma Stendhal, una iniziativa che consente di analizzare e verificare il posizionamento competitivo di oltre 200 destinazioni turistiche italiane attraverso indicatori che arrivano addirittura al livello comunale”.

Nell’arco dei prossimi tre anni, il sistema produttivo italiano compirà degli ulteriori passi in avanti, almeno sul fronte della digitalizzazione. Considerando che sono stati già effettuati alcuni passi da gigante nel corso degli anni.

Stando ad un’analisi del Selfi 4.0, nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2023, si è ristretta la percentuale delle imprese che appartengono alla categoria degli “apprendisti”, costituita da quelle aziende che hanno mosso i primi passi nell’utilizzo delle tecnologia digitale: sono passati dal 41,6% al 37,4%.

Stanno aumentando, invece, quanti appartengono alle seguenti categorie:

  • specialista”: da 39,1% nel 2021 a 41,6% nel 2023;
  • esperto digitale”: dal 11,9% nel 2021 al 13,6% nel 2023.

Rientrano in queste categorie le imprese che, rispettivamente, sono in possesso di una buona autonomia nell’utilizzo del digitale e che hanno digitalizzato una buona parte delle loro funzioni.

Di poco conto, invece, sono le variazioni che sono state registrate nella categoria “campione” ed “esordiente”, che corrispondo alle imprese di eccellenza e a quelle che sono legate ad una gestione tradizionale dei processi.

 

Competenze digitali: la domanda e l’offerta

Stando ai dati in possesso del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Napal ammontano a 3,5 milioni le figure professionali che sono state ricercate nel corso del 2023 dalle imprese dei servizi e dell’industria.

Tra le competenze richieste c’è la capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A 2,8 milioni di profili ricercati, invece, sono state richieste delle competenze più specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici ed informatici (il 50,6% nel 2023 a fronte del 51,9% del 2022).

Oltre 2 milioni di assunzioni, pari al 37,1% del totale (37,5% nel 2022) erano invece destinate a figure professionali in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative attraverso l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali robotiche, big analytics, internet of things

Sono 1,8 milioni i profili professionali cui le imprese hanno richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una delle competenze digitali sopra descritte.

La difficoltà di reperimento supera sempre il 45% per tutte e tre le tipologie di competenza digitale richiesta.

In linea di massima è alle professioni più qualificate che si richiedono delle maggiori competenze digitali.

Ai dirigenti è richiesta – per il 96,6% delle nuove entrate programmate – una capacità avanzata di utilizzare le tecnologie Internet, mentre l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici per il 94,8% e la gestione di processi innovativi per il 66,6%.

“La capacità di utilizzo delle tecnologie Internet è comunque richiesta anche a più della metà delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili – si legge nella ricerca Unioncamere -.

Quasi il 40% delle professioni non qualificate, infine, deve essere in possesso della medesima competenza.

Il Nord Ovest si conferma l’area nella quale è maggiore la richiesta di competenze digitali.

Però, nell’ambito più specifico e innovativo riguardante l’applicazione ai processi aziendali delle tecnologie digitali, della robotica, dei big data analytics la maggiore domanda è espressa dalle Regioni del Mezzogiorno, in linea con una tendenza già emersa nel corso dell’ultimo biennio”.

 

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Pierpaolo Molinengo

Venerdì 8 Marzo 2024

 

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